La Coppa Guido Pivatelli è una gran bella coppa con un manico in ceramica colorata, i larghi manici lavorati e il coperchio. Alla base una targa dove ogni anno viene inciso il nome della squadra che la vince. Chi se la porta a casa ha il diritto di esporla per un anno nella club house e il dovere di rimetterla in palio l'anno successivo organizzando un torneo a inviti che chiude la stagione della categoria Under 14
L'anno scorso l'aveva vinta il Bologna 1928 e quindi quest'anno il torneo si è fatto all'Arcoveggio, 8 squadre 2 del Bologna, 2 di Reggio, 2 di Pesaro i Lions e i Dragons di Castel San Pietro. I favoriti erano i castellani che hanno chiuso il campionato con più del 70% di vittorie, l'incognita era il Pesaro che da queste parti nessuno li aveva mai visti giocare.
Il rugby under 14 è un rugby strano, la mischia non spinge, non si può calciare direttamente in touche da dentro i 22 e nemmeno da un calcio di punizione, ma soprattutto si gioca in 13, senza le terze ali. L'età dei giocatori è un'altra variabile di grande rilevanza, spesso tra i ragazzi di 12 e 13 anni ci sono delle differenze di sviluppo fisico notevoli, si trovano così a giocare nella stessa squadra ragazzini gracili e stornelli grandi e grossi che di anni sembrano averne 2 o 3 in più di tutti gli altri. Poi ci sono quelli che hanno appena cominciato a giocare e quelli che vengono dal minirugby che di esperienza e tecnica individuale ne hanno di più e si vede tutta.
Detta così una partita Under 14 sembrerebbe un gran casino e invece è solo più complicata da gestire ma alla fine la palla è ovale, l'avversario per fermarlo va placcato, il sostegno è fondamentale e tutti si danno un gran da fare per portare la palla al di là della linea di meta.
Anche questo è rugby, bello da vedere e vivere, poi quando c'è un torneo lo è ancora di più.
Intorno al campo c'è un sacco di gente, l'atmosfera è rilassata e festosa, le squadre aspettano il loro turno sedute in gruppetti macchiando la tribuna con i loro colori come se fosse la tela di un quadro di Van Gogh.
Le mamme ne approfittano per parlare dei fatti loro e i padri si scaldano solo quando giocano i loro figli, gli allenatori tentano di dare consigli e indicazioni tra una partita e l'altra mentre i giocatori guardano un punto lontano e chissà a cosa pensano tra una partita e l'altra.
Si chiacchiera tra il fumo della griglia che cuoce salciccia e fa sudare gli organizzatori, nel campo si susseguono le partite dei gironi e le squadre entrano e escono mentre gli arbitri rimangono sempre li e ci si chiede quale straordinaria passione li anima per farli correre avanti e indietro per ore senza toccare mai la palla e fingere di non sentire i "rimproveri" che arrivano dalle panchine.
Alla fine la partita che aggiudica la Coppa se la giocano I Dragons e i Canguri di Pesaro che hanno eliminato il Bologna Blu solo per differenza mete.
La finale, per chi la gioca, è un'emozione indescrivibile, essere arrivati fin li da sicurezza ma allo stesso tempo si ha una gran paura di perdere, in quei secondi che precedono il fischio d'inizio in testa c'è una gran confusione e le gambe non si sentono più. Poi l'arbitro fischia e tutto diventa più semplice, c'è un avversario da prendere o superare e una palla da portare là in fondo.
I Dragons iniziano con determinazione e fanno pesare le individualità: un giocatore bello grosso in mischia che conquista sempre il vantaggio con le sue percussioni e due o tre corridori tra i tre quarti che quando si lanciano scompigliano la difesa del Pesaro. Nell'organizzazione del gioco il Pesaro se la cava meglio e anche nei punti di incontro ma quando la palla esce dalla parte dei castellani e la squadra avanza il sostegno arriva puntuale e contenerli diventa veramente difficile.
I Dragons li ho visti giocare altre volte, ne conosco le caratteristiche tecniche, i punti di forza e di debolezza, ma oggi, in questa partita, erano diversi, avevano un'espressione negli occhi che non l'avevo mai vista prima, una voglia e una determinazione che dopo 5 minuti di partita ho visto la Coppa già sugli scaffali di Casatorre,
I Dragons hanno fatto due mete, hanno contenuto la reazione del Pesaro spostando il gioco lontano dalla propria meta con il gioco al piede dell'apertura fino a subire le meta del Pesaro. Poi la palla è arrivata sulla metà campo al centro del Draghi che ha cominciato a correre per aggirare all'esterno la difesa, il ragazzo è già piccolo di suo ma quando corre si abbassa ancora di più e con il culo a dieci centimetri da terra è praticamente impossibile da prendere alle gambe, l'unica modo per fermarlo sarebbe stato quello di schiacciarlo con un pugno in testa mentre passa ma siccome il regolamento non lo permette la sua corsa è finita solo quando ha voluto lui schiacciando la palla in mezzo ai pali.
Trasformazione e fischio finale, i Draghi hanno vinto e l'hurra per Guido era veramente sentito da far provare un brivido lungo la schiena di tutti quelli che l'hanno conosciuto.
Dalla pagina facebook dei Dragons
Oggi siamo stati veramente orgogliosi dei nostri Draghi, hanno vinto l'impossibile, speravamo di riuscire a portare il torneo Pivatelli a Castello, dove Guido ha iniziato a giocare. L'idea che il torneo andasse fuori dai confini di Bologna era intollerabile. Ci sentivamo piccoli, ma i ragazzi hanno dimostrato che un ideale li può rendere imbattibili, giocando non per loro, ma per Guido. Grazie Ragazzi per averci fatto questo regalo.
Danilo ed Elisabetta